ottobre 2025 iFerr 121 www.iferr.com Ester Lamacchia effetti più potenti – e concreti – del counseling è rompere il pilota automatico. Quando il clima è teso, le persone tendono a reagire sempre allo stesso modo: c’è chi esplode, chi si chiude a riccio, e chi prende il carico di tutto… fino a scoppiare. È una danza prevedibile, che non porta da nessuna parte. Il lavoro del counseling serve proprio a questo: interrompere il copione abituale e allenare una risposta nuova, non dettata dall’istinto, ma una scelta lucida, che tiene conto di sé, dell’altro, e del contesto. Chi riesce a farlo, diventa, quasi senza sforzo, un punto di riferimento: sa parlare anche quando gli altri urlano; sa mettere limiti senza irrigidirsi; sa restare presente senza farsi travolgere. È lì che la comunicazione smette di essere una miccia accesa e torna ad essere uno strumento di leadership. Dire, ad esempio: “quando mi correggi davanti al team mi sento screditato. Possiamo parlarne prima?”, non è buonismo; è potere comunicativo vero! USCIRE DAL COPIONE: NON SI È SEMPRE VITTIMA, SALVATORE O GIUDICE Molti conflitti si ripetono perché, senza accorgercene, recitiamo sempre lo stesso ruolo. C’è chi si sacrifica in silenzio e poi esplode, chi cerca di controllare tutto e finisce per lamentarsi della propria solitudine, chi si sente escluso e si autoisola. Il counseling aiuta a riconoscere questi copioni per quello che sono: automatismi, non identità. Guardarsi dentro significa riportare l’attenzione sul proprio nucleo professionale: cosa so fare, quale valore porto, dove voglio arrivare. È un passaggio fondamentale perché, solo recuperando la propria identità, si smette di sentirsi una “parte in causa” e si torna in campo come risorsa. E la trasformazione non riguarda solo il singolo; quando anche una persona smette di interpretare il suo ruolo abituale, l’intero sistema relazionale si muove; il conflitto, da muro, diventa un passaggio. CONFRONTARSI (SOLO SE HA SENSO) IN MODO PRODUTTIVO Due persone arrabbiate non devono parlarsi subito, anzi: il confronto diretto è utile solo se c’è lucidità su cosa dire, disponibilità ad ascoltare, e un contesto sicuro - non certo il distributore del caffè -. Il counseling prepara a questo incontro, quando è possibile, oppure aiuta a chiarire individualmente e a cambiare atteggiamento senza aspettarsi scuse o miracoli. A volte il confronto avviene, altre volte no, ma in entrambi i casi, il cambiamento parte comunque. UNA STRADA NUOVA Il conflitto è inevitabile, la distruzione no. Prima o poi qualcosa scoppia…sempre. L’importante è avere uno strumento per affrontarlo senza mandare in frantumi persone, progetti e relazioni. Il counseling aziendale serve esattamente a questo: non a rappacificare tutti, ma a rendere ognuno più consapevole, efficace e libero di gestire i propri nodi. E quando le persone cambiano passo, anche l’azienda ricomincia a camminare. Ha maturato oltre trent’anni di esperienza nel settore bancario, ricoprendo ruoli manageriali in diversi istituti di credito e sviluppando una solida competenza nella gestione delle persone. Laureata in Economia, ha coltivato parallelamente un profondo interesse per la psicologia, fino a conseguire l’abilitazione come Professional Counselor in Antropologia Personalistica Esistenziale, certificata dalla FAIP Italia Counseling. L’intervista completa è disponibile sul numero 122. Gli articolo sono disponibili su iFerr 123, 124, 125, 126 e 127. Email: ester.lamacchia65@gmail.com ESTER LAMACCHIA
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