iFerr-128 - Anno 2025

ottobre 2025 iFerr 89 www.iferr.com Gian Mario Infelici In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e la personalizzazione dei contenuti stanno rivoluzionando il marketing, il ruolo del pubblicitario cambia profondamente. Gian Mario Infelici, autore di “Pubblicità Potenziata”, esplora come nasca oggi il “pubblicitario potenziato”: un professionista capace di coniugare creatività, dati e tecnologia per creare comunicazioni più efficaci, etiche e coinvolgenti. In questa intervista, Infelici ci guida attraverso le competenze indispensabili per affrontare il futuro della pubblicità, il potenziale dell’AI generativa come alleato creativo, i rischi della personalizzazione e le tecnologie che nei prossimi anni ridefiniranno il rapporto tra brand e consumatore, senza dimenticare le lezioni preziose che la storia del marketing continua a insegnarci. iFerr: Il concetto di “pubblicitario potenziato” è centrale nel suo libro: quali competenze considera imprescindibili per questa nuova figura professionale e come possono essere sviluppate concretamente oggi? Gian Mario Infelici: Nel mio libro parlo del “pubblicitario potenziato” come di una figura che rappresenta l’evoluzione del professionista della comunicazione nell’era dell’intelligenza artificiale. Non è più solo un creativo, né esclusivamente un analista: è un soggetto ibrido, capace di combinare immaginazione e dati, intuizione e tecnologia. Oggi, chi lavora nella pubblicità deve saper leggere il comportamento dei consumatori attraverso le metriche digitali, comprendere almeno a grandi linee come funzionano gli algoritmi e gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale, e soprattutto deve sviluppare una nuova sensibilità strategica. Questa sensibilità riguarda non solo cosa dire, ma come, quando e a chi dirlo, in un contesto in cui il pubblico cambia in tempo reale. Lo sviluppo di queste competenze richiede uno sforzo concreto: serve una guida, una cultura del digitale che non sia puramente strumentale, bensì orientata alla comprensione profonda del mezzo. iFerr: L’intelligenza artificiale viene spesso vista come una minaccia creativa: in che modo l’AI generativa, secondo lei, potenzia davvero il lavoro umano anziché sostituirlo? G.M.I: È una paura antica, quella della macchina che ruba l’anima al creativo. Ma è anche, oggi, una paura mal posta. L’AI generativa non pensa, ma ricombina, accelera, suggerisce, genera bozze. È un assistente formidabile, non un autore. Pensiamo a uno storyboard pubblicitario: oggi posso generare dieci versioni in pochi minuti con un generatore di immagini e testarle con focus group digitali istantanei. Questo libera tempo ed energia per affinare l’idea, personalizzare, emozionare. Insomma, l’AI non sostituisce la scintilla creativa, ma la moltiplica. L’errore è delegare tutto. Il valore umano sta nel sapere quale strada scartare, quale insight inseguire, come “sentire” il pubblico. E questo – per ora – resta prerogativa nostra. iFerr: Nel libro affronta il tema della personalizzazione nella comunicazione: quali sono i rischi etici o comunicativi che le aziende devono evitare quando sfruttano i dati per creare messaggi su misura? G.M.I: La personalizzazione è oggi uno degli strumenti più potenti a disposizione di chi fa comunicazione. Significa riuscire a offrire a ciascun utente un messaggio “su misura”, in base ai suoi interessi, comportamenti, preferenze espresse o anche solo inferite. Questa possibilità, che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza, è oggi una realtà grazie alla raccolta e all’analisi dei dati digitali. Tuttavia, questa efficacia comporta anche rischi significativi. Il primo è quello di sfiorare la sensazione di “sorveglianza”: quando un messaggio è troppo preciso, può risultare inquietante, dando l’impressione che l’azienda stia spiando l’utente. Il secondo rischio è quello dell’automatismo cieco: se l’intelligenza artificiale apprende da dati sbagliati o parziali, può perpetuare pregiudizi, stereotipi o discriminazioni, anche senza intenzione. Infine, vi è un rischio comunicativo più sottile, quello di ridurre l’individuo a una sequenza di dati, perdendo di vista la complessità e la sensibilità > “LA PERSONALIZZAZIONE È OGGI UNO DEGLI STRUMENTI PIÙ POTENTI A DISPOSIZIONE DI CHI FA COMUNICAZIONE. SIGNIFICA RIUSCIRE A OFFRIRE A CIASCUN UTENTE UN MESSAGGIO “SU MISURA”, IN BASE AI SUOI INTERESSI, COMPORTAMENTI, PREFERENZE ESPRESSE O ANCHE SOLO INFERITE”

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