ottobre 2025 iFerr 91 www.iferr.com Gian Mario Infelici in grado di adattare il messaggio al singolo spettatore, in tempo reale. iFerr: Parla di una trasformazione epocale in atto nel marketing: a suo avviso, quali sono gli errori più comuni che le aziende commettono nel tentativo di “innovarsi” senza una reale strategia digitale? G.M.I: L’errore più frequente è credere che innovazione significhi “aggiungere tecnologia”, come se bastasse aprire un canale su una nuova piattaforma, installare un software o adottare un assistente vocale per dirsi “digitali”. In realtà, il digitale non è un’estensione del marketing tradizionale: è un cambio di paradigma, che coinvolge struttura, cultura, processi interni. Spesso le aziende iniziano a raccogliere dati senza sapere esattamente cosa farne, adottano strumenti di intelligenza artificiale senza integrarne le logiche nei processi decisionali, o ancora peggio, si affidano a soluzioni preconfezionate che non tengono conto della specificità del loro brand. Ne deriva una comunicazione incoerente, inefficace e spesso frustrante anche per l’utente. Infine, molte aziende ignorano l’importanza del fattore umano nella trasformazione: formare i team, creare cultura digitale, integrare l’AI nel flusso operativo. Senza questo, ogni “innovazione” resta fumo di pixel. iFerr: Nel libro offre anche una visione storica del marketing. Cosa ci insegna il passato che può ancora guidare chi oggi lavora nella comunicazione digitale, nonostante il cambiamento tecnologico radicale? G.M.I: La storia del marketing e della sociologia dei media ci insegnano che, al di là delle mode e delle tecnologie, le persone restano al centro. Dagli albori della pubblicità fino ai social media, ciò che conta davvero è saper comprendere chi abbiamo davanti, quali sono i suoi bisogni, le sue emozioni, le sue aspettative. Prima si faceva con le interviste, i focus group, la psicologia del consumo. Il passato ci ricorda anche che i mezzi evolvono, ma i principi narrativi restano. Raccontare storie che emozionano, costruire relazioni autentiche con i consumatori, offrire un valore che vada oltre il prodotto sono pratiche che sopravvivono a qualsiasi tecnologia. È un errore credere che il digitale ci obblighi a reinventare tutto da capo: semmai ci offre nuovi Imprenditore e Angel Investor, vanta oltre vent’anni di esperienza nel marketing digitale, nella comunicazione e nella consulenza strategica per imprese e istituzioni pubbliche. Fondatore di aziende leader come Ad Spray, Webline, Adabra, Blendee, Fluens Group, ha guidato lo sviluppo di soluzioni innovative che hanno ridefinito il panorama del marketing digitale. Gian Mario è anche ideatore e curatore di podcast sulla comunicazione e sull’innovazione per web automation, disponibili su webauto.it. Con il suo motto, “Moving to the future”, invita i lettori a guardare avanti e abbracciare le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti per costruire un futuro sostenibile e di successo. GIAN MARIO INFELICI “L’ERRORE PIÙ FREQUENTE È CREDERE CHE INNOVAZIONE SIGNIFICHI “AGGIUNGERE TECNOLOGIA”, COME SE BASTASSE APRIRE UN CANALE SU UNA NUOVA PIATTAFORMA, INSTALLARE UN SOFTWARE O ADOTTARE UN ASSISTENTE VOCALE PER DIRSI “DIGITALI”. IN REALTÀ, IL DIGITALE NON È UN’ESTENSIONE DEL MARKETING TRADIZIONALE” strumenti per riscoprire con maggiore forza la centralità del messaggio. In fondo, come scrivo nel libro, il pubblicitario potenziato non è altro che l’evoluzione naturale del grande narratore del Novecento: più veloce, più preciso, più tecnologico… ma pur sempre profondamente umano. Insomma, il futuro è pieno di algoritmi, ma il cuore della comunicazione resta profondamente umano.
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