iFerr-129 - Anno 2025

novembre 2025 iFerr 105 www.iferr.com Ester Lamacchia le relazioni interne diventano fonte di tensione, paura o disconnessione. Un capo che comunica solo con ordini, un responsabile che scarica ansia sulla squadra, colleghi che vivono i rapporti in termini di rivalità: dinamiche apparentemente gestibili, ma capaci di generare stress cronico. Non lasciano ferite immediate, ma minano fiducia, appartenenza e motivazione fino ad accendere la miccia del collasso: lente, invisibili, ma potenzialmente devastanti. PERCHÉ NON BASTA “RESISTERE” Molti imprenditori pensano che il burnout sia una questione di resilienza personale: “Chi è forte va avanti, chi è debole cede”. È un errore; nessuno è immune, perché il burnout nasce dall’interazione tra persona e organizzazione. Un’azienda che corre sempre e non si concede mai di respirare, che non riconosce il valore del lavoro e che lascia soli di fronte ai problemi, diventa terreno fertile per il collasso psicofisico. Non si tratta solo di quanto una persona “regge”, ma di quanto l’azienda è capace di creare condizioni sane per far lavorare bene chi la compone. IL COUNSELING COME PREVENZIONE Ed è qui che il counseling entra in gioco: non come pronto soccorso quando il danno è già fatto, ma come strumento di prevenzione organizzativa; il counseling aziendale crea spazi in cui le persone possono: • leggere i propri segnali interni prima che diventino sintomi • riconoscere i fattori di stress del contesto e affrontarli senza timore • portare alla luce le tensioni relazionali che spesso sfuggono allo sguardo dell’imprenditore • ostruire una cultura della cura reciproca, in cui chiedere supporto non è debolezza Per l’imprenditore, il valore aggiunto è duplice: da un lato sostiene i singoli, dall’altro restituisce una fotografia chiara delle dinamiche aziendali che rischiano di alimentare il burnout. Il counseling, in questo senso, non è solo un aiuto alle persone, ma un vero radar organizzativo. PREVENIRE CONVIENE Investire in counseling aziendale per prevenire il burnout non è un lusso, ma una scelta strategica. Le aziende che adottano pratiche di prevenzione riducono il turnover, migliorano la qualità delle decisioni e attraggono talenti più motivati. In un mercato dove la competizione si gioca anche sulla capacità di trattenere competenze e creatività, un’organizzazione che brucia i suoi collaboratori perde terreno; al contrario, chi impara a prevenire diventa più solido, affidabile e capace di crescere nel tempo. UN CAMBIO DI MENTALITÀ Per l’imprenditore significa cambiare prospettiva: non chiedersi solo “quanto possiamo spingere di più?”, ma “come possiamo mantenere la rotta senza esaurire le nostre risorse?”. È la logica della sostenibilità interna, che mette al centro non l’eroismo individuale, ma la salute complessiva del sistema. Il counseling offre proprio questo: un metodo per trasformare il malessere in occasione di ascolto, e l’ascolto in leva di innovazione organizzativa, perché prevenire il burnout non è proteggere la fragilità, ma rafforzare la capacità dell’impresa di durare, adattarsi e crescere. In un mercato dove tutto accelera, il vero vantaggio competitivo non è correre di più, ma saper gestire al meglio le proprie energie. Ha maturato oltre trent’anni di esperienza nel settore bancario, ricoprendo ruoli manageriali in diversi istituti di credito e sviluppando una solida competenza nella gestione delle persone. Laureata in Economia, ha coltivato parallelamente un profondo interesse per la psicologia, fino a conseguire l’abilitazione come Professional Counselor in Antropologia Personalistica Esistenziale, certificata dalla FAIP Italia Counseling. L’intervista completa è disponibile sul numero 122. Gli articolo sono disponibili su iFerr 123, 124, 125, 126, 127 e 128. Email: ester.lamacchia65@gmail.com ESTER LAMACCHIA “ MOLTE AZIENDE VIVONO DI RITMO COSTANTE: LA VELOCITÀ DELLE DECISIONI E LA RICERCA DI EFFICIENZA FANNO PARTE DEL GIOCO; MA QUANDO TUTTO DIVENTA URGENTE, QUANDO NON C’È PIÙ SPAZIO PER RIFLETTERE O RECUPERARE ENERGIE, LA MACCHINA INIZIA A SURRISCALDARSI”

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