iFerr-96 - Anno 2022

31 Alla guida di Assovernici mi ha consentito di allargare la visione. Sono consapevole di rappresentare non solo il comparto da cui provengo, ma un insieme di soggetti molto più ampio. L’approccio che adotterò resta comunque legato a quella che è la mia passione primaria, cioè la ricerca. iFerr: Lei è membro del Board del Cepe e Ambassador del Pef (Product environmental sustainability). Perché questo ruolo è strategico? G.M.: L’obiettivo di questo gruppo è fornire un modello di riferimento per l’industria europea dei prodotti vernicianti così da permettere il calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti. I nostri legislatori si trovano, sovente, a varare norme tecniche di settore senza avere gli strumenti per valutarne l’impatto in termini operativi. Questo vale tanto di più nell’ambito dei prodotti vernicianti, la cui complessità richiede conoscenze di dettaglio. Come Assovernici, siamo in prima linea anche nel gruppo di lavoro sui biocidi del Cepe, che ha il compito di sensibilizzare le istituzioni e garantire la disponibilità di preservanti per l’industria delle pitture, indispensabili per conservare i prodotti vernicianti a base acqua, cioè più dell’80% del totale delle pitture in circolazione. Rileva anche la nostra partecipazione nel gruppo di lavoro EPR (responsabilità estesa del produttore), impegnato a trovare soluzioni più circolari non solo nella composizione dei prodotti vernicianti, ma anche in materia di imballaggi. iFerr: Per chi, come lei, viene dalla ricerca, la sostenibilità è un tema strategico. Come si applica al comparto dei prodotti vernicianti? G.M.: Fare sostenibilità in questo settore significa, più che in altri, saper valutare la complessità di tutti i fattori che concorrono a un risultato. Per ottenere risultati veri e misurabili, non basta agire su un fronte, magari cambiando la formulazione di un componente, senza valutare l’effetto sull’intero ciclo di vita di un prodotto. Troppo spesso abbiamo visto mettere al bando sostanze sulla base di una mera questione di impatto ambientale primario, senza verificare il risultato finale sul prodotto in termini resa o durabilità. Ciò che si ottiene è un boomerang. Inoltre, non va dimenticato che la sostenibilità passa anche attraverso un lungo processo di riqualificazione della filiera che va accompagnato, ma non può essere imposto da un giorno all’altro. Parliamo di un’azione a tendere. iFerr: Ragionevolmente, quale è la sfida reale per le aziende del vostro comparto? G.M.: È duplice. Da una parte, attraverso la ricerca, occorre lavorare per migliorare le formulazioni dei prodotti in termini di riduzione dell’impatto ambientale delle materie prime, pur assicurando l’elevato livello prestazionale delle pitture. Dall’altra, c’è un discorso legato alla sostenibilità dei processi che investe in modo più diretto tutta l’organizzazione di impresa. Alla base di tutto, c’è poi un discorso di credibilità. Non basta comunicare la sostenibilità, ma occorre dimostrarla nei contenuti. iFerr: Il consumatore oggi è più attento rispetto al passato? G.M.: Sì e lo dimostra anche una recentissima ricerca commissionata all’Università Iulm da Assovernici. Solo meno del 10% delle persone intervistate dai ricercatori dichiara di trascurare le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti e degli aspetti ambientali in fase di acquisto di pitture e vernici, così come di utilizzo delle stesse. Quattro consumatori su cinque si affidano all’etichetta per comprenderne meglio rischi e impatti ambientali e l’84% presta attenzione alla marca del prodotto verniciante. A riprova di un’alta fiducia nei confronti del settore nel suo complesso e del singolo produttore. Giovanni Marsili

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