AZIENDE E COVID-19 – GUARDARE OLTRE
L’Italia, e in generale il mondo, è in procinto di affrontare la cosiddetta Fase 2, che prevede l’apertura progressiva delle attività lavorative pur con la presenza del Coronavirus. Come si stanno preparando le aziende e come hanno vissuto finora l’emergenza sanitaria? Abbiamo intervistato diversi protagonisti del nostro settore.
La fotografia del tessuto lavorativo italiano al 30 marzo ha immortalato un Paese semiparalizzato con circa 8 milioni 434 mila (il 65,8% del totale) lavoratori dipendenti a casa, in larga parte perché interessati dal fermo imposto dai Dpcm dell’11 e 22 marzo scorso, e successive modifiche (5 mln e 717 mila unità, il 44,6%) e in altra misura perché sono in ferie obbligate o bloccati dalla sospensione volontaria delle attività (2mln e 717 mila, il 21,2%). I restanti 4 milioni 384 mila lavoratori dipendenti (il 34,2%), invece, hanno continuato a lavorare: nel 17,2% dei casi principalmente o in via esclusiva da casa (2 mln 205 mila), in un altro 17% in sede (2 mln e 179 mila). Il blocco delle attività produttive, unito alla chiusura volontaria di altre, ha portato alla sospensione del 65,9% delle attività imprenditoriali italiane. È il quadro stimato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nel focus “Emergenza Covid-19: l’impatto su aziende e lavoratori secondo i Consulenti del Lavoro”, che riporta i risultati dell’indagine condotta tra il 23 e il 25 marzo 2020 su 4.463 iscritti all’Ordine, con l’obiettivo di valutare le conseguenze della pandemia sul tessuto produttivo italiano e sui suoi addetti ai lavori.
Un’altra interessante ricerca è firmata BVA Doxa e indaga sugli effetti della diffusione del Coronavirus sul business delle aziende italiane.
Secondo il sondaggio il 76% delle imprese ritiene che l’emergenza abbia avuto impatti negativi immediati, mentre una su cinque sostiene che il peggio arriverà da aprile. Per due aziende su tre questa situazione influirà negativamente sul business nazionale, mentre ancora incerti rimangono gli effetti sull’export. Gli investimenti subiranno ridimensionamenti, in particolare quelli dedicati al marketing e alla comunicazione. Nonostante la circostanza in cui è stato introdotto, lo smart working è stato particolarmente apprezzato dalle realtà italiane e per due su cinque proseguirà anche a emergenza finita. La maggior parte delle aziende, il 67%, esprime timori che la situazione avrà ripercussioni particolarmente consistenti per un lungo periodo di tempo. Un terzo è invece più ottimista e ritiene che la crisi possa risolversi nell’arco di qualche mese. A oggi, nonostante i numeri dei decessi e dei contagiati non siano ancora rassicuranti è necessario lavorare per la Fase 2, ossia quella della ripartenza. Una fase in cui si dovrà convivere con la pandemia, almeno finché non sarà stato messo a punto un vaccino, e le condizioni di lavoro saranno ben diverse, considerate le norme di sicurezza a cui tutti dovremmo attenerci.
E quindi come si stanno preparando le imprese? E come hanno vissuto le ultime settimane?
Abbiamo posto i seguenti quesiti a una serie di aziende:
– Come vi siete organizzati in questo periodo di emergenza? Avete avviato iniziative particolari?
– Secondo lei, quali saranno le conseguenze di questa serrata a breve e lungo termine per voi ed in generale?
– Come state preparando il “dopo”? Quale sarà la vostra strategia per ripartire?
– È possibile trasformare questo momento in un’opportunità?
Ecco che cosa ci hanno risposto: CLICCA QUI.